INCHIESTA L'ESPRESSO - 1^ PARTE: "CHI È PIÙ LIBERO DI EVADERE. NUOVE DIRETTIVE E NUOVI UOMINI, IL MINISTRO TREMONTI HA CAMBIATO VOLTO DEL FISCO. IN VOLO DA GIULIO" - di Paolo Biondani e Luca Piana

venerdì 16 gennaio 2009

CHI È PIÙ LIBERO DI EVADERE

Nuove direttive e nuovi uomini: il ministro Tremonti ha cambiato il volto del fisco. Con quale effetto? Favorire alcune categorie di elettori. Perché l'Iva scende mentre sale il prelievo in busta paga

La lotta all'evasione ai tempi di Giulio Tremonti? Letteralmente dimenticata. Per fotografare cosa è cambiato nella politica fiscale con il ritorno al governo di Silvio Berlusconi, alcuni alti ufficiali della Guardia di Finanza tornano al primo giorno. Tremonti si è appena insediato. Al comando generale delle Fiamme Gialle è fissata la prima riunione operativa: il vertice del Corpo deve trasmettere a tutti i comandanti regionali le direttive e priorità indicate dal nuovo ministro dell'Economia. Gli ordini si susseguono: lotta alla contraffazione, concorrenza cinese, immigrazione clandestina, pattugliamento delle coste. All'uscita, diversi comandanti sono stupefatti: "E l'evasione fiscale? Ma non era questa la nostra missione?".

L'argomento è politicamente bollente. L'opposizione accusa il governo di aver mollato la presa sugli evasori, compromettendo i 23 miliardi di gettito aggiuntivo garantiti dal governo Prodi. L'andamento dei conti è "coerente con gli impegni europei", ribatte Tremonti, forte dei dati della Banca d'Italia: nei primi undici mesi del 2008 le entrate tributarie sono cresciute del 3 per cento circa rispetto a un anno prima. Il ministro esibisce anche i 2,3 miliardi che l'Agenzia delle Entrate, affidata al fedelissimo Attilio Befera, ha incassato alla voce 'riscossioni da accertamento' sempre tra gennaio e novembre: il 46 per cento in più del 2007.

Gli stessi dati, tuttavia, armano i critici. L'Agenzia delle Entrate incassa oggi il frutto delle indagini chiuse negli anni di Prodi. Una larga fetta degli introiti del 2008, in effetti, deriva da alcune ispezioni chiave della passata gestione: i casi del motociclista Valentino Rossi, della finanziaria lussemburghese Bell, del raider Stefano Ricucci. Analizzando mese per mese le cifre di Bankitalia, poi, la crescita delle entrate risulta in realtà concentrata nella prima parte dell'anno. Insomma, è l'onda lunga delle politiche anti-evasione del precedente governo. Ma c'è di più. Il centro studi Nens, fondato dall'ex viceministro diessino Vincenzo Visco, ha calcolato che l'aumento delle entrate nel periodo gennaio-ottobre 2008 è dovuto unicamente all'Irpef. Che è cresciuta grazie "ai numerosi rinnovi contrattuali". Un'analisi che per i lavoratori dipendenti ha un gusto amaro. Se così stanno le cose, infatti, sarebbero proprio gli italiani che non possono evadere, perché tassati alla fonte, a garantire la tenuta dei conti pubblici.

Il ritorno dei furbetti fiscali, invece, emerge dal calo del gettito dell'Iva (vedi grafico a pagina 112). Per spiegarlo, sostiene sempre il Nens, non basta la crisi, visto che nei mesi considerati l'Iva crolla di quasi 3 miliardi, ma i consumi su cui è calcolata aumentano. Che succede allora? "Non tutti registrano le vendite e il fenomeno sembra peggiorare", conclude lo studio.

Il grande ritorno dell'evasione si può raccontare da diversi punti di vista. C'è l'analisi delle norme varate da Tremonti. E c'è l'occupazione sistematica delle poltrone chiave nella macchina dei controlli fiscali. Ma andiamo con ordine.

Finito il boom prodiano delle entrate, le preoccupazioni degli esperti ora riguardano le dichiarazioni dei redditi che verranno presentate nel prossimo giugno da professionisti, imprenditori e autonomi. Nel presente, queste categorie hanno versato anticipi fiscali che in grande maggioranza sono calcolati sui redditi passati. Il problema è l'effetto futuro dei segnali inviati da Tremonti al popolo delle partite Iva. Sotto accusa c'è lo smantellamento, come lo definisce l'opposizione, delle misure varate per ridurre il nero.

Si tratta delle norme con cui l'Italia aveva applicato le più importanti direttive europee per la lotta al riciclaggio di denaro sporco. Regole che rendono più rischioso anche accumulare i soldi 'grigi' dell'evasione. Prodi aveva fissato un drastico divieto di usare denaro contante sopra i 5 mila euro. Oltre la stessa soglia, scattava l'obbligo di emettere assegni non trasferibili, per identificare l'effettivo beneficiario. Sempre per evitare girate di comodo, anche gli assegni 'liberi' sotto i 5 mila euro dovevano indicare il codice fiscale o la partita Iva. E per i liberi professionisti era prevista la "tracciabilità" di tutti i compensi sopra i 500 euro.

Appena tornato in sella, il 24 giugno, Tremonti ha più che raddoppiato la soglia di tolleranza per il contante: 12.500 euro. Anche gli assegni sono tornati liberamente trasferibili fino a 12.499 euro. E il limite di 500 per i professionisti è scomparso. "Così ricostruire a posteriori la provenienza del denaro è diventato impossibile", spiegano due colonnelli della Guardia di Finanza. Un consulente della Banca d'Italia riassume con amarezza la nuova filosofia: "Per favorire gli evasori, il governo accetta il rischio di ostacolare le indagini contro i patrimoni di mafiosi, bancarottieri e speculatori".
Effetti negativi derivano anche da altre contro-riforme. Con gli incentivi per la ristrutturazione ecologica delle case, Prodi aveva introdotto un meccanismo che trasforma il contribuente in alleato del fisco: per ottenere gli sconti, l'interessato doveva convincere l'azienda di turno a fatturare tutto. A fine anno, è bastato l'annuncio di una limitazione del beneficio per far tornare in nero molti lavori già eseguiti: se il vantaggio fiscale diventa incerto, meglio pagare meno e non dichiarare niente.

A completare il quadro è l'incredibile storia dell'evaporazione del comitato di esperti per la lotta al riciclaggio e ai paradisi fiscali. È l'organismo tecnico a cui la legge affida il compito fondamentale di studiare i cosiddetti "indici di anomalia": quali operazioni sono "sospette"? Quando una banca (o un avvocato, un notaio o una fiduciaria) è obbligata a denunciare il cliente? Scegliendo indici sbagliati, la guerra è persa in partenza. Per questo Bankitalia aveva selezionato quattro specialisti dal curriculum indiscutibile.

Il 28 febbraio 2008 Giovanni Castaldi, il dirigente che guida l'apposita Unità d'informazione finanziaria (Uif), comunica all'allora sottosegretario Mario Lettieri, "sentito il governatore" Mario Draghi, i nomi dei designati: Stefania Chiaruttini, consulente della procura di Milano; Gianfranco Donadio, magistrato antimafia; e i docenti universitari Emanuele Fisicaro e Donato Masciandaro.

Il 28 marzo l'allora ministro Tommaso Padoa Schioppa firma il decreto che istituisce il comitato per tre anni rinnovabili. Tre giorni dopo Castaldi comunica le nomine "con sincere felicitazioni". Con il nuovo governo, però, il decreto sembra scomparire. La prima riunione del comitato slitta da maggio a luglio, quando viene annullata senza spiegazioni. La nomina è protocollata al ministero (numero 6994) da più di dieci mesi, eppure il decreto resta nei cassetti. Ma non basta: in queste settimane gli ordini dei notai e dei commercialisti hanno ricevuto le bozze dei famosi "indici di anomalia". E chi le ha preparate, all'insaputa dei saggi? I dirigenti del ministero fedeli a Tremonti. Insomma, basta con gli specialisti esterni: la lotta al nero, il governo vuole farla in casa.

Al di là delle norme, tuttavia, la caccia agli evasori è soprattutto l'effetto del lavoro quotidiano degli ispettori dell'Agenzia e dei finanzieri. E qui si apre un secondo fronte della contro-riforma: il controllo politico della Guardia di Finanza. Chi guida i comandi centrali e territoriali è in grado di controllare anche l'ultimo dei 68.134 finanzieri. Il nuovo governo ha reso ancora più potente la cordata che era vincente già dal 2001. L'indiscusso dominus è il neo promosso generale di corpo d'armata Emilio Spaziante, già responsabile del sevizio segreto interno. Secondo fonti autorevoli, Spaziante punta a diventare il primo comandante proveniente dal Corpo. Nell'attesa, occupa la carica, considerata preparatoria, di comandante per l'Italia centrale. E i posti chiave sono tornati (o rimasti) ai suoi fedelissimi. A Milano il comandante provinciale è Attilio Iodice e quello lombardo è Mario Forchetti. Sempre Spaziante è lo sponsor del nuovo capo di stato maggiore, Michele Adinolfi, già comandante del Lazio.

Secondo testimonianze di alti ufficiali che non vogliono esporsi, la "definitiva tremontizzazione" delle Fiamme Gialle si completa con la promozione e il trasferimento dei graduati che avevano raggiunto i maggiori risultati contro evasione e criminalità economica: tutti via da città come Milano o Palermo. E trasferiti dove? In province e regioni 'rosse'.

A questo punto resta da capire come sono state attuate, in giro per l'Italia, le nuove direttive del governo. I dati nazionali sembrano smentire cali di tensione. Un esempio per tutti: nei primi undici mesi del 2008 i controlli sugli scontrini fiscali risultano in aumento del 4,6 per cento. Se si spulciano però i numeri diffusi dai singoli comandi regionali, non mancano le contraddizioni. Il caso più vistoso è la Lombardia: nel 2007 il comando regionale dichiarava 68 mila controlli, nel 2008 solo 51 mila. Sempre il comando lombardo nel 2007 annunciava di aver scoperto 12 miliardi di evasione, quest'anno si è fermato a sette. Ma Roma parla di dati provvisori, poi variati. Di qui il dubbio: quali cifre sono attendibili? Erano sballati i dati di Prodi o quelli di Tremonti? A conti fatti, più che il numero delle verifiche contano i risultati: ammende e sanzioni. E qui il dato è pacifico: il federalismo fiscale è già una realtà. I controlli sugli scontrini chiusi con multe ai commercianti sono diminuiti in regioni cruciali del Nord, come Lombardia e Veneto (vedi tabella a pagina 108). In compenso, aumentano in Sicilia e in quasi tutte le regioni rosse.

(15 gennaio 2009)

 

 

IN VOLO DA GIULIO

Al ministero dell'Economia i testimoni oculari, per sintetizzare il nuovo clima politico, raccontano "il mistero del quarto d'ora volante". Fine ottobre 2008. Il comandante della Guardia di Finanza, Cosimo D'Arrigo, è in visita ufficiale in Bulgaria. La missione è bruscamente interrotta. Il generale viene richiamato a Roma. I finanzieri lo vedono rientrare con il volo di Stato e precipitarsi da Tremonti. Il colloquio dura "circa 15 minuti". Subito dopo D'Arrigo riparte per la Bulgaria. Sempre con l'aereo della Gdf, perché la visita è istituzionale e non è stato il generale a volere l'imprevisto viaggio-bis. Il colloquio non ha avuto testimoni. Nei giorni successivi, tra i finanzieri cominciano a girare voci di imminenti cambi al vertice. A fine novembre il capo di Stato maggiore, generale Paolo Poletti, viene trasferito ai servizi segreti. Al suo posto viene nominato il generale Michele Adinolfi, un fedelissimo del neo-comandante dell'Italia centrale, Emilio Spaziante.
 


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